Lo studio presentato nelle prossime pagine rappresenta l’occasione per portare alla
ribalta gli scritti ed il ritratto di uno dei più fecondi pensatori del nostro secolo,
Gaston Bachelard.
Mettersi al cospetto di un autore così profondo e variegato nei contenuti, tentare
una -seppur succinta- analisi della sua produzione e da questa risalire a lui appare
-perché è !- impresa complessa e, forse, ardua.
Eppure, paradossalmente, accostandosi
ai suoi scritti ed ai critici che li hanno analizzati, la domanda più ovvia che riecheggia
non è: "perché Bachelard ?", bensì: "perché no, Bachelard?". Pochi, infatti, possono
permettersi di
...rimanere imperturbati al suo cospetto (...), davanti e poi dentro i suoi
pensieri
Ma, altrettanto impellente, un altro quesito si impone e richiede prese di posizione
nette: "quale Bachelard ?"
Non si può infatti negare che, a un certo punto del suo cammino, la produzione del
Nostro inizi a sdoppiarsi in due percorsi alternativi, due tragitti perfettamente
coerenti a loro stessi ma visti e vissuti tra loro come incompatibili a una sintesi
superiore: si allude, in estrema sintesi, alla polarità scienza/poesia.
In realtà non sembra scandaloso invocare una sorta di coerente continuità in tutta
l’opera di Bachelard: il filosofo delle scienze, nel condurre la sua indagine rigorosa
in campo razionale, non poteva non affrontare tutto ciò che alla sua realizzazione si
frappone; l’aver studiato il campo delle rêveries non era quindi solo un suo diritto,
ma quasi un dovere epistemologico.
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