Non avevamo paura

stagione 2010-2021


Genova 2001.
Nella notte del 21 luglio, alla scuola Diaz, un blitz delle forze dell'ordine.
Nella sede del Genoa Social Forum 93 persone vengono picchiate ed arrestate.
Molti finiscono in ospedale.
Tutti saranno rilasciati, senza accuse.

Una pagina nera della storia italiana.
Un massacro istituzionale.
Una macelleria messicana, come la definì un funzionario di polizia presente alla Diaz.

L'inizio di una strategia che si ripete da anni, dove ci siano manifestazioni di dissenso al potere.




Scritto con il contributo di avvocati che hanno difeso molti dei 93 occupanti della Diaz e con il contributo diretto di alcuni di essi,
lo spettacolo ripercorre la notte della Diaz.
Unendo fatti documentati alle testimonianze degli arrestati e dei poliziotti.

Il trauma di molte migliaia di persone e di un movimento.
Nel 2001 più convinto che mai.
Il seguire di processi e sentenze, ancora non conclusi.

In un quadro essenziale e lancinante.
Con sfumature marcate e tratti taglienti.
Che scuote emozioni e riflessioni dalle pagine di questa fiaba nera.
Che richiede poca enfasi e poca inventiva per essere tale.

Sono ormai trascorsi 22 anni dalle tragiche vicende del G8 di Genova ma molte ferite rimangono aperte.

Le vicissitudini processuali che si sono susseguite in questi anni non ricompongono affatto la frattura che si consumò nel luglio del 2001 fra forze di polizia e cittadinanza, non sanano la lesione che fu inferta all'ordinamento democratico, non riscattano le istituzioni, immobili quando non colluse.

Il movimento no global diede vita nel luglio del 2001 ad una vera e propria mobilitazione di massa. Per la prima volta dopo anni di delusioni e sconfitte, una nuova generazione ricominciò ad opporsi alle scelte economiche dettate dai potenti della Terra.

A Genova le mobilitazioni di piazza che si aprirono il 19 luglio, con un pacifico corteo di 50mila persone, incontrarono nei giorni successivi la spietata repressione delle "forze dell'ordine", che seminarono il terrore per le strade della città.
La presenza, a margine dei dimostranti, di sparuti gruppi di black-bloc, che incendiarono auto e sfasciarono banche e negozi, fornì un ulteriore pretesto alla violenza di polizia e carabinieri, peraltro sostenuta da un'insistente campagna mediatica. Oggi sappiamo con certezza che nel "blocco nero" non mancavano infiltrati delle stesse forze dell'ordine.
L'apice degli scontri fu raggiunto venerdì 20 luglio con l'uccisione di Carlo Giuliani, un manifestante che stava partecipando alla costruzione di barricate difensive in piazza Alimonda.

Il giorno successivo, 21 luglio, una manifestazione di 300mila persone sfilò per il lungomare genovese, sfidando la paura: il corteo venne caricato violentemente dalla polizia.
La sera stessa le forze dell'ordine fecero incursione nella scuola Diaz, dove stavano dormendo 93 persone, tra ragazzi e giornalisti in gran parte stranieri.

Il verbale della polizia parla di una "perquisizione": si sospettava la presenza di simpatizzanti del Black block. Ma, nonostante tutto, resta tuttora senza motivazione ufficiale l'uso della tenuta antisommossa per effettuare una perquisizione.

Tutti gli occupanti furono arrestati e la maggior parte di loro picchiata violentemente, sebbene non avessero opposto alcuna resistenza.
Un'esplosione di violenza come da anni non se ne vedevano nel nostro paese. Una macelleria messicana, come la definì un funzionario di polizia presente alla Diaz.

A nessuno degli arrestati venne comunicato di essere in arresto, né i reati dei quali sarebbe stato accusato. Molti di loro scoprirono solo in ospedale di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d'armi: accuse dimostratesi poi palesemente false ed infondate.
Sospesa la democrazia, sospesi i più elementari diritti civili, si assiste ad un'azione di violenza deliberata, costruita ad arte, come altre in quei giorni, per reprimere e disperdere il movimento. Movente la totale garanzia di impunità, assicurata dalla connivenza delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e delle parti politiche coinvolte.




"Non avevamo paura" ripercorre le vicende di quella notte nera, unendo i fatti documentati alle testimonianze dirette di alcuni degli occupanti e dei poliziotti presenti.
Fondamentale, a questo proposito, il contributo di alcuni degli avvocati della difesa che hanno partecipato alla stesura del testo e seguito le tappe di rifinitura della messinscena.
Le circostanze, puntualmente ricostruite, si ricompongono in un quadro a tinte fosche. Una fiaba nera dalle sfumature marcate e dai tratti taglienti. Che scuote emozioni lancinanti, suscita riflessioni, pone interrogativi turbanti.

Il teatrino tragicomico dei giorni successivi alla mattanza della Diaz, celebrato con scabroso candore da tutte le principali testate giornalistiche e dalle tv, viene rappresentato in modo efficace e pungente.

Il tratto è deciso, il chiaroscuro è marcato, i personaggi fortemente caratterizzati. L'atmosfera avvolgente evoca e coinvolge, affascina e terrifica. Scene emblematiche e rappresentative, di grande impatto visivo oltre che emozionale, si susseguono con ritmo incalzante. Si coglie il carattere orribilmente grottesco dei fatti, la cui complessità è resa accessibile anche a ad un pubblico poco informato, senza tuttavia deludere in termini di precisione chi invece quelle giornate le ha seguite da vicino.
Da questo quadro a tinte fosche, conturbante e spaventoso, emergono e prendono corpo inquietanti ambiguità e contraddizioni, regie occulte, verità distorte e spesso deliberatamente taciute. Il ruolo oscuro dei vertici della polizia, il delinearsi di una strategia, collaudata in quei giorni, a cui si ricorrerà più volte negli anni successivi, a Chiaiano come in Valle di Susa, ovunque ci siano manifestazioni di dissenso al potere.

Una storia ancora aperta.
Lo spettacolo viene aggiornato da oltre un anno con i dati che arrivano dalle sentenze e dai processi ancora in corso.
Nonostante il parziale ribaltamento portato dalla sentenza di secondo grado,che ha appurato la responsabilità dei vertici della polizia per le violenze e per i falsi atti, nessuno degli oltre 70 condannati per i fatti di Genova 2001 ha fatto né farà un solo giorno di prigione per ciò che ha commesso.
Gran parte dei reati finirà in prescrizione. Nessuno è stato sospeso da servizio e molti sono stati promossi.
A distanza di anni, nonostante ogni singolo dettaglio sia stato spiegato nelle aule di tribunale, lo Stato si assolve per aver commesso il fatto.

Un dato di fatto su cui riflettere, una consapevolezza da cui ripartire per evitare il reiterarsi di errori e leggerezze. Per superare finalmente il trauma che ancora grava sul movimento. Mai più così forte, numeroso ed unito come allora.



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(da wikipedia)

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Tutti gli occupanti furono arrestati e la maggior parte picchiata, sebbene non avessero opposto alcuna resistenza. I giornalisti accorsi alla scuola Diaz videro decine di persone portate fuori in barella. La portavoce della Questura dichiara, in una conferenza stampa, che 63 di essi avevano pregresse ferite e contusioni e mostra il materiale sequestrato, ma senza dare risposte agli interrogativi della stampa.
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(da repubblica)

Nei verbali la verità sull'assalto: le molotov introdotte nella scuola per coprire gli eccessi
G8, i superpoliziotti confessano
"Alla Diaz errori e violenze"


Le accuse a Canterini e gli interrogatori dei pm genovesi, inventato anche l'accoltellamento di un agente
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