Zanni
La figura dello Zanni è documentata già a partire dal XIV secolo. 
Si tratta di comici che, costretti a emigrare per povertà trovano impiego in numerose città del nord Italia, soprattutto a Venezia, dove esercitano i mestieri più umili.
Essi danno vita allo Zanni (Giovanni, Zanni in bergamasco e nelle possibili varianti Zan, Zanin Zanul), il burlone che si esprime in dialetto e che affronta nei suoi monologhi tutti i temi tipici della successiva Commedia dell'Arte: l'amore, il matrimonio burlesco, il lavoro e i rapporti con il padrone, la fame, i sogni, la morte.
Pietro Aretino nel 1534 descrive uno Zanni che nascosto dietro a una porta contraffa tutte le voci: il filo storico col burattinaio è evidente. 
Nel corso degli anni la figura dello Zanni si evolve e si trasforma.
I comici cominciano a muoversi dall'Italia in Europa: sono attori itineranti che raccontano storie di persone, i loro amori, le speranze di una vita spesso assai dura.
Operano presso le corti e i palazzi aristocratici: qui sono censiti dai cronisti di corte, rimanendo perciò nelle cronache e nei resoconti, e giungendo fino a noi oggi. 
La figura dello Zanni, nel Cinquecento si sdoppia in due caratteri: l'uno semplice e leale, 
Arlecchino, l'altro furbo e ingannatore, Brighella. 
Accanto a loro le maschere di Pantalone, 
Pulcinella e tutte le altre presenti nella 
Commedia dell'Arte animano il teatro dell'epoca.